Appunti di Donato Limone

Considerazioni di un utopista. Ma l’utopia spinge al cambiamento. Oggi è tempo di cambiare!

Le nostre democrazie liberali stanno cambiando pelle. Dove stanno andando? O meglio dove le stiamo orientando? Se poi le stiamo indirizzando da qualche parte! Il tema non è semplice da affrontare anche in considerazione del modello di democrazia liberale nel quale viviamo ed operiamo (modello ormai logoro, sfilacciato, disarticolato, ecc. I politici del nostro Paese hanno poche idee e ben confuse! Ma mettiamo in fila alcuni concetti chiave che possiamo utilizzare per delineare un nuovo modello di democrazia: un modello con al centro il “popolo” (demos) concetto apparentemente astratto. Un nuovo modello di democrazia dovrà basarsi su alcune specificità:

2 risposte

  1. Professore,

    ho letto con grande interesse le Sue riflessioni, che appaiono tutt’altro che astratte: esse tracciano, al contrario, una proposta sistemica di riforma della democrazia contemporanea, radicata nella consapevolezza dei limiti strutturali dell’attuale modello liberale-rappresentativo e fondata su una visione rigorosa della funzione pubblica.
    Condivido in pieno l’urgenza di rifondare la legittimità democratica attorno a tre assi fondamentali: la partecipazione effettiva dei cittadini (non solo elettorale, ma deliberativa), la trasparenza come principio operativo delle istituzioni (non solo come adempimento), e la qualità regolativa come condizione abilitante del potere pubblico. In particolare, la Sua proposta di “democrazia semplificata e digitale”, sostenuta da un sistema normativo chiaro, accessibile e orientato al risultato, intercetta una delle sfide centrali per le amministrazioni del XXI secolo: conciliare legalità formale e capacità amministrativa.
    Apprezzo profondamente anche il rilievo attribuito alla dimensione fiscale come fondamento della coesione democratica: senza equità tributaria, ogni idea di bene comune si svuota di significato. Così come considero centrale l’intuizione per cui il sistema sanitario non è un comparto fra gli altri, ma una delle pre-condizioni materiali per l’esercizio della cittadinanza attiva.
    Infine, trovo particolarmente efficace la proposta di valorizzare la Costituzione non solo come testo di riferimento, ma come piattaforma operativa da cui ripartire per una ridefinizione profonda dell’azione pubblica e del rapporto tra cittadini, diritti, doveri e potere.
    La ringrazio per questo contributo, che considero non solo stimolante sul piano teorico, ma estremamente utile anche per quanti – come il sottoscritto – operano all’interno della pubblica amministrazione con l’obiettivo di renderla più giusta, più accessibile, più orientata ai bisogni reali delle persone.

    Con viva stima,
    Giovanni Di Trapani

  2. Quanto mai condivisibile e per nulla utopico.Programma realizzabile forse con una rinascita della partecipazione pubblica oggi completamente narcotizzata

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