Appunti di Donato Limone
Considerazioni di un utopista. Ma l’utopia spinge al cambiamento. Oggi è tempo di cambiare!
Le nostre democrazie liberali stanno cambiando pelle. Dove stanno andando? O meglio dove le stiamo orientando? Se poi le stiamo indirizzando da qualche parte! Il tema non è semplice da affrontare anche in considerazione del modello di democrazia liberale nel quale viviamo ed operiamo (modello ormai logoro, sfilacciato, disarticolato, ecc. I politici del nostro Paese hanno poche idee e ben confuse! Ma mettiamo in fila alcuni concetti chiave che possiamo utilizzare per delineare un nuovo modello di democrazia: un modello con al centro il “popolo” (demos) concetto apparentemente astratto. Un nuovo modello di democrazia dovrà basarsi su alcune specificità:
- un modello di democrazia con grande partecipazione di popolo: il popolo che provvede ad eleggere i propri rappresentanti in un luogo che possiamo chiamare ancora “parlamenti” (dove si parla e si esprimono le proprie idee, dove tutti ragionano per definire le migliori condizioni per costruire un sistema sociale ed economico che permetta di vivere in condizioni “umane” e dignitose)
- un modello di democrazia quindi trasparente: dove tutti i singoli componenti del popolo (dove tutti i cittadini) possono conoscere cosa e come decidono coloro che sono chiamati a governare il sistema sociale ed economico che deve essere finalizzato come sopra (per creare le migliori condizioni di vita e sviluppo delle singole persone, dei cittadini, delle comunità locali, del Paese e dell’eventuale sistema federato nel quale opera il Paese
- un modello di democrazia oggi deve poter contare su di un “governo” capace di governare per il bene di tutti (come sopra indicato)
- un modello di democrazia partecipata, trasparente, con capacità di governo equilibrato e sensato
- un modello di democrazia che si occupi dei propri cittadini e delle persone attraverso una “burocrazia” che si occupi poco di certificati, di carte, di fascicoli, che non si occupi di procedure e di documenti ridondanti, costosi, inutili, dannosi; che si occupi del benessere di tutti i cittadini, che sia una burocrazia semplificata e digitalizzata, accessibile, che faciliti la vita a tutti tramite le tecnologie digitali
- un modello di democrazia dove si riduca il più possibile il numero dei furbi che non pagano le tasse e pur non pagandole pretendono servizi di qualità (pagati e supportati da coloro che pagano le tasse); una democrazia senza furbi è possibile solo in un contesto veramente trasparente
- i furbi non crescono in un sistema di norme, di leggi, di regole scritte ed approvate per il benessere dei cittadini, delle persone, delle imprese, ecc. ma queste norme, regole, leggi devono essere chiare, comprensibili, accessibili, ben comunicate sempre nell’ottica di creare consapevolezza, partecipazione, trasparenza
- un sistema legislativo come quello che abbiamo oggi è esattamente la negazione di qualsiasi forma di potere popolare, partecipato, trasparente: il sistema è contorto, pieno di termini non comprensibili, di rinvii ad altre norme, non facilmente comprensibili, di difficile applicabilità se non con la mediazione di burocrazie formalistiche che anche psicologicamente “dominano” i cittadini e le persone come le imprese, le attività sociali e culturali, ecc.
- se il sistema legislativo è ben strutturato allora anche la burocrazia funziona, anche il benessere sociale è assicurato
- la salute è la base fisica, antropica, cerebrale per vivere in una società di benessere: il sistema sanitario deve quindi essere un sistema sanitario “universale” per creare le migliori condizioni per una vita sana
- Chi legge queste considerazioni sulla “nuova democrazia oggi” penserà a considerazioni piene di utopia, di strane elucubrazioni di uno scrittore, a cose astratte e a condizioni che non si possono cambiare
- Ma prego il lettore che intenda seguirci in questo percorso logico che abbiamo delineato volutamente in modo disorganico (apparente disorganico) di chiudere un attimo gli occhi, di sedersi comodamente su di una poltrona e di riflettere su gli interrogativi che indichiamo di seguito:
- – oggi il nostro sistema sociale è veramente finalizzato al nostro benessere fisico, sociale, economico?
- – oggi il nostro sistema sociale produce leggi comprensibili, applicabili, finalizzate al benessere individuale e collettivo della società?
- – oggi la nostra burocrazia ci aiuta a vivere bene oppure ci opprime con regole, regolette, procedure e quanto altro complicandoci la vita?
- – il sistema sanitario permette di creare condizioni di benessere fisico e psichico?
- – crescono i furbi che non pagano le tasse (mi dicono 12 milioni di cittadini) o questi furbi sono pochissimi?
- – il nostro sistema politico (sia pure nelle differenze di posizioni) dove sta portando questo Paese? è un sistema politico affidabile? ci porta verso il benessere individuale, sociale, economico?
- – questi interrogativi possono avere ancora un riscontro valido nella nostra attuale Costituzione: vogliamo utilizzare la Costituzione per ripartire? per rispondere agli interrogativi sopra riportati?
- Oppure intendiamo procedere mettendo toppe dovunque? Vogliamo vivere nella condizione di provvisorietà perenne? Vogliamo provare ad unirci per cambiare? Questa è utopia? sì ma sono le utopie che scatenano i cambiamenti, le innovazioni, le svolte epocali.
Professore,
ho letto con grande interesse le Sue riflessioni, che appaiono tutt’altro che astratte: esse tracciano, al contrario, una proposta sistemica di riforma della democrazia contemporanea, radicata nella consapevolezza dei limiti strutturali dell’attuale modello liberale-rappresentativo e fondata su una visione rigorosa della funzione pubblica.
Condivido in pieno l’urgenza di rifondare la legittimità democratica attorno a tre assi fondamentali: la partecipazione effettiva dei cittadini (non solo elettorale, ma deliberativa), la trasparenza come principio operativo delle istituzioni (non solo come adempimento), e la qualità regolativa come condizione abilitante del potere pubblico. In particolare, la Sua proposta di “democrazia semplificata e digitale”, sostenuta da un sistema normativo chiaro, accessibile e orientato al risultato, intercetta una delle sfide centrali per le amministrazioni del XXI secolo: conciliare legalità formale e capacità amministrativa.
Apprezzo profondamente anche il rilievo attribuito alla dimensione fiscale come fondamento della coesione democratica: senza equità tributaria, ogni idea di bene comune si svuota di significato. Così come considero centrale l’intuizione per cui il sistema sanitario non è un comparto fra gli altri, ma una delle pre-condizioni materiali per l’esercizio della cittadinanza attiva.
Infine, trovo particolarmente efficace la proposta di valorizzare la Costituzione non solo come testo di riferimento, ma come piattaforma operativa da cui ripartire per una ridefinizione profonda dell’azione pubblica e del rapporto tra cittadini, diritti, doveri e potere.
La ringrazio per questo contributo, che considero non solo stimolante sul piano teorico, ma estremamente utile anche per quanti – come il sottoscritto – operano all’interno della pubblica amministrazione con l’obiettivo di renderla più giusta, più accessibile, più orientata ai bisogni reali delle persone.
Con viva stima,
Giovanni Di Trapani
Quanto mai condivisibile e per nulla utopico.Programma realizzabile forse con una rinascita della partecipazione pubblica oggi completamente narcotizzata