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Il caso Ischia ovvero della fragilità del suolo e dell’ambiente. L’unica domanda vera: cosa si fa ora per il futuro?

Come sempre accade dopo disastri, emergenze ambientali, morti, si passa il tempo solo a cercare i “responsabili” (istituzionali, politici, tecnici); discutiamo accanitamente per accusare oppure per assolvere; si piange per i morti; e poi?  Cosa si fa dopo? Si attende un nuovo condono? Passa il tempo e perdiamo memoria delle tragedie e dei disastri? In Italia c’è un evento franoso ogni 45 minuti e da sempre si continua a cementificare. Ce lo ricorda il professor Paolo Pileri, docente di Pianificazione territoriale al Politecnico di Milano, autore de “L’intelligenza del suolo, piccolo atlante per salvare dal cemento l’ecosistema più fragile”, (Edizioni di Altraeconomia, 2022). Certamente paghiamo ogni volta un prezzo altissimo in morti, tragedie, disastri di vario tipo, costi elevati per riparare i danni e per le ricostruzioni. Ma paghiamo moltissimo anche per “un cocktail di ignoranza di politici, sindaci e cittadini”.

Non intendiamo contribuire alle analisi per la ricerca di responsabili: a che serve se poi le cose non si risolvono e i drammi si ripetono? Magari con un condono: apparentemente lo strumento più facile per “risolvere” e “sanare” situazioni critiche ma anche complicato e complesso perché innesca processi decisionali, amministrativi, burocratici che non hanno lo scopo di avviare un cambiamento nel nostro rapporto con il suolo e l’ambiente. Le soluzioni di condono durano anni, non risolvono i problemi in radice, non  creano condizioni utili per bloccare la cementificazione del suolo. Il nostro territorio nazionale è fragilissimo ed ha bisogno di politiche, strategie, interventi  “permanenti “ e “sistematici” finalizzati alla manutenzione intelligente del territorio.

Quali sono le condizioni e gli strumenti di base da considerare per affrontare le “fragilità”?

Intanto, l’art. 9, commi 2 e 3 della Costituzione, definisce un nuovo approccio per considerare ed intervenire sul territorio e l’ambiente. “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.

  1. La necessità di considerare ambiente e territorio come ecosistemi: questo comporta l’obbligo (sociale, politico, istituzionale, giuridico, amministrativo, economico e tecnico) per cui le decisioni sui diversi aspetti non possono essere adottate in modo “verticale” ma con un approccio globale, integrato, sistemico.
  2. Questo nuovo approccio comporta una pianificazione e programmazione territoriale di livello nazionale, regionale, locale attraverso piani regolatori (non solo i classici piani edilizi che sono adottati fuori da contesti globali e con pochi vincoli).
  3. E’ impensabile che si adottino 8.000 piani regolatori generali: si possono agevolmente adottare piani regolatori di area vasta (a livello provinciale).
  4. Tali piani devono essere adottati attraverso forme di reale partecipazione dei cittadini e devono essere resi pubblici sui siti degli enti.
  5. Dotare di personale tecnico preparato le strutture pubbliche che hanno a che fare con le problematiche del paesaggio, del territorio e dell’ambiente (abbiamo un numero non adeguato di personale tecnico, a tutti i livelli).
  6. Dotare la Protezione civile  di tutte le risorse necessarie (strumentali e non) per affrontare le problematiche degli ecosistemi territoriali ed ambientali.
  7. Creare un vero reticolo informativo ed informatico (a livello nazionale, regionale, locale) per la raccolta, la gestione, la diffusione, la conservazione dei dati territoriali ed ambientali, integrando banche dati già disponibili e rendendole sempre più aperte ed accessibili.
  8. Nei disastri è necessario non perdere anche i dati/documenti relativi al territorio e all’ambiente di una “specifica comunità” e quindi l’obbligo di formare, gestire, diffondere, conservare dati nativamente digitali (completi, di qualità, sicuri, aggiornati, accessibili, con valore legale).
  9. Informare/formare i decisori pubblici, i dipendenti pubblici, i tecnici, i cittadini su questo nuovo tipo di approccio al territorio e all’ambiente.
  10. Sono necessarie adeguate risorse umane, tecniche ed economiche (mai previste ed impegnate finora) per costruire questo nuovo approccio alle problematiche del territorio, del suolo, dell’ambiente.

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