di Giovanni Di Trapani
I dati recentemente pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze relativi alle dichiarazioni dei redditi 2024 (riferiti all’anno d’imposta 2023) offrono uno spaccato complesso della situazione economica italiana. Dietro l’apparente crescita del reddito complessivo dichiarato – salito a oltre 1.000 miliardi di euro, con un aumento nominale del 5,9% rispetto all’anno precedente – si cela un quadro ben più articolato, segnato da persistenti diseguaglianze, stagnazione reale dei redditi e squilibri territoriali e settoriali profondi.
Crescita nominale vs realtà economica
Il reddito medio dichiarato dai 42,6 milioni di contribuenti italiani si attesta a 24.830 euro, registrando un incremento del 5% rispetto al 2022. Tuttavia, se si considera l’inflazione media annua del 5,7% registrata nel 2023 (fonte: ISTAT), si evidenzia una contrazione in termini reali dello 0,67%, pari a circa 163 euro. Questo significa che, al netto dell’aumento dei prezzi, il potere d’acquisto medio dei contribuenti italiani è diminuito. Un fenomeno tutt’altro che nuovo: come osservato anche da numerose analisi accademiche e istituzionali, il reddito medio reale in Italia è sostanzialmente stagnante da oltre quindici anni.
Una distribuzione profondamente squilibrata
Il dato forse più rilevante è la marcata diseguaglianza nella distribuzione dei redditi. Oltre un terzo dei contribuenti ha dichiarato meno di 15.000 euro annui, mentre un altro terzo si colloca nella fascia compresa tra 15.000 e 26.000 euro. Soltanto l’1,7% dichiara più di 120.000 euro all’anno. Questa piramide fiscale rovesciata determina una sproporzione evidente anche nel gettito IRPEF: il 18% dei contribuenti sostiene il 64% dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, mentre il resto della popolazione contribuisce in maniera marginale. Un sistema che, se da un lato riflette una certa progressività, dall’altro segnala l’eccessivo carico fiscale gravante su una minoranza relativamente ristretta.
Differenziali tra le categorie professionali
Il divario tra le varie categorie professionali è altrettanto significativo. I lavoratori dipendenti, che rappresentano la fetta più ampia dei contribuenti, dichiarano in media 23.290 euro, con un aumento del 4,5% rispetto al 2022. Tuttavia, tenendo conto dell’inflazione, il loro reddito reale ha registrato una perdita. Al contrario, i pensionati, con un reddito medio di 21.260 euro, hanno beneficiato di un incremento del 7,6%, sufficiente a controbilanciare l’inflazione. Ancora più marcata la performance dei lavoratori autonomi, che dichiarano in media 70.360 euro (+8,8% nominale), registrando così una crescita reale del potere d’acquisto.
Va tuttavia considerato che questa categoria è anche al centro del problema dell’evasione fiscale. Secondo i dati aggiornati al 2021 (MEF – Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva), l’evasione IRPEF ammontava a 33 miliardi di euro, di cui 30 miliardi attribuibili ai lavoratori autonomi e soltanto 4 miliardi ai dipendenti. Tale squilibrio deriva dal diverso regime di riscossione: i lavoratori dipendenti sono soggetti alla ritenuta alla fonte, mentre gli autonomi operano in regime di autodichiarazione, con margini maggiori di elusione e sotto-dichiarazione.
Il divario Nord-Sud: una frattura strutturale
Infine, l’analisi territoriale conferma una storica frattura che resta largamente irrisolta. Il Mezzogiorno registra un reddito medio di 19.570 euro, con una differenza di oltre 7.000 euro rispetto al Nord-Ovest, che guida la classifica con 26.950 euro. Seguono il Nord-Est con 25.370 euro e il Centro con 24.660 euro. La Lombardia si conferma la regione con il reddito medio più alto (29.120 euro), seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano (28.780 euro), mentre in fondo alla classifica si colloca la Calabria, con un dato allarmante: appena 18.230 euro di reddito medio.
Considerazioni di sistema
In definitiva, questi dati restituiscono un’immagine fedele – ma preoccupante – dell’Italia fiscale del 2023: una società in cui la crescita nominale dei redditi non corrisponde a un effettivo miglioramento delle condizioni di vita per la maggior parte della popolazione. Le dinamiche redistributive restano fragili, mentre l’evasione e il dualismo territoriale e professionale continuano a minare la coesione economica e sociale del Paese.
Se l’obiettivo politico dichiarato è la costruzione di una società più equa, coesa e sostenibile, è indispensabile che la leva fiscale sia accompagnata da politiche pubbliche orientate alla giustizia redistributiva, all’inclusione territoriale e al contrasto strutturale all’evasione. Solo in questo modo la fiscalità potrà tornare a essere percepita non come un onere, ma come uno strumento condiviso di cittadinanza.
Giovanni DI TRAPANI è Ricercatore III Livello presso l’IRISS-CNR, ha conseguito il Dottorato di Ricerca in “Economia e gestione delle Aziende Pubbliche” presso la Facoltà di Economia dell’Università di Salerno ed è laureato in Economia e Commercio presso la Facoltà di Economia “Federico II” di Napoli.Attualmente in distacco presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri presso la Struttura di supporto del Commissario straordinario del Governo per la bonifica ambientale e rigenerazione urbana del sito di interesse nazionale Bagnoli Coroglio; ha svolto attività di ricerca, a partire dal giugno 2010, nel campo delle Economia e Gestione delle Imprese Assicurative nell’ambito del progetto di ricerca “Innovazione e management dei servizi”; concentrando la propria attività di studio lungo due assi principali: un primo con obiettivi specifici riferiti all’innovazione per lo sviluppo dei servizi assicurativi ed un secondo ascrivibile all’identificazione degli approcci gestionali derivanti dai rischi originati da eventi naturali di tipo catastrofale. Nel recente passato ha svolto, altresì, studi relativi all’individuazione di soluzioni concernenti l’evoluzione dei canali distributivi e del lancio di nuovi servizi market-driven e/o technology-driven. In precedenza, fino al maggio del 2010, ha affrontato le problematiche connesse con il Management del Turismo e dei Beni Culturali, con particolare riferimento alla gestione, fruizione e valorizzazione economica del Patrimonio Culturale. E’ Editor in Chief dalla rivista Journal of Advanced Health Care ed è componente dell’Editorial Board Member in qualità di Reviewer di importanti riviste internazionali, e da dieci anni, è stato Professore a contratto di Statistica Economica e Statistica del Turismo presso l’Università Telematica PEGASO.