Un viaggio tra dati, potere e atomo: il ritorno del nucleare come risposta alla fame energetica dell’intelligenza artificiale.
di Giovanni DI TRAPANI

Nel silenzio delle server farm, dove l’AI impara, calcola e crea senza sosta, qualcosa di antico torna a brillare: l’energia nucleare. Non si tratta di un revival ideologico o di un azzardo da fantascienza. È una scelta strategica. E a guidarla non sono gli Stati, ma le Big Tech: Amazon, Google, Meta, Microsoft.
Dai laboratori digitali al cuore dell’atomo, i giganti del digitale stanno investendo centinaia di milioni di dollari in una tecnologia che sembrava relegata a un futuro incerto. Ma oggi, quella tecnologia è la risposta a un’urgenza concreta: l’intelligenza artificiale consuma energia a una velocità insostenibile. E le fonti rinnovabili, da sole, non bastano più.
Secondo l’International Energy Agency, entro il 2030 i data center potrebbero assorbire il 4% dell’intera domanda mondiale di elettricità. Il motivo è semplice: addestrare un modello AI richiede enormi quantità di calcolo, e quindi di corrente.
Finora ci si è affidati al mix rinnovabile – sole, vento, batterie. Ma il sole non brilla di notte, e il vento non soffia su richiesta. Serve un’energia costante, sicura, pulita. Ed è qui che entra in scena una nuova generazione di tecnologia atomica: gli SMR, i piccoli reattori modulari.
Non sono le centrali giganti del passato. Gli SMR (Small Modular Reactors) promettono modularità, rapidità e prossimità:
- Costruzione più veloce: 5-7 anni, non decenni.
- Costi ridotti: investimenti più agili.
- Localizzazione strategica: possono essere installati accanto ai data center, alimentandoli direttamente.
Una tecnologia su misura per l’infrastruttura digitale del XXI secolo: energia a chilometro zero, controllabile, scalabile.
La prima mossa è toccata a Google, che ha firmato un accordo con Kairos Power, startup californiana fondata nel 2016. L’obiettivo: 500 megawatt entro il 2035, con il primo reattore operativo già nel 2030. Non è un caso che il colosso di Mountain View abbia appena assunto Patrick Taylor, ex dirigente Microsoft ed esperto in tecnologie nucleari, per guidare il nuovo Advanced Energy Technology Team.
Amazon ha rilanciato: 700 milioni di dollari complessivi investiti in X-Energy, per un programma che punta a oltre 5 gigawatt di nuova capacità nucleare entro il 2039 – il più ambizioso mai lanciato nel settore privato.
Dietro la corsa al nucleare non c’è solo il bisogno energetico. C’è la volontà – soprattutto americana – di riguadagnare autonomia strategica, ridurre la dipendenza da fonti fossili e rafforzare la sovranità digitale. L’Europa segue, seppur con esitazioni.
Resta però un ostacolo: l’opinione pubblica. Il nucleare divide, alimenta paure, richiama incidenti del passato. Perché questa rivoluzione prenda piede, servirà trasparenza, sicurezza e visione a lungo termine.
Ed è proprio qui che le Big Tech potrebbero fare la differenza. Se Google, Amazon e Microsoft riusciranno a dimostrare che l’energia nucleare può essere compatibile con i principi ESG, potrebbero trasformare l’atomo in una leva di fiducia, non solo di potenza.
L’avenir c’est de réduire l’impact carbone produit par les énergies fossiles et cela en les remplaçant par les énergies renouvelables , l’éolien le solaire l’hydro-électrique.
Création de centrales de stockage batteries
Récupération de la chaleur produite par les data center pour chauffage .