“Da oggi possiamo dire che l’emergenza sanitaria Covid19 è alle nostre spalle. Il mio pensiero va innanzitutto ai medici e agli operatori sanitari e sociosanitari che non hanno risparmiato energie per combattere questo incubo globale e alle persone che non ce l’hanno fatta. In loro memoria non dobbiamo dimenticare questa terribile esperienza e dobbiamo rafforzare la ricerca, le strutture sanitarie e l’assistenza territoriale perché non accada mai più niente di simile”.

E’ quanto dichiara il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, in merito all’ annuncio di fine emergenza sanitaria globale del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Ghebreyesus, che ha accolto l’indicazione del Comitato tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità dopo oltre anni di pandemia.

“Ora abbiamo gli strumenti e le tecnologie per prepararci meglio alle pandemie, per individuarle prima, per rispondere più rapidamente e per mitigarne l’impatto” ha dichiarato Ghebreyesus avvertendo che “resta il rischio di nuove varianti emergenti che possono causare nuove ondate di casi e morti. La cosa peggiore che i Paesi possano fare ora è usare questa notizia per abbassare la guardia, per smantellare il sistema che hanno costruito e per lanciare alla gente il messaggio che il Covid non è più qualcosa di cui preoccuparsi. Il virus è qui per rimanere”.

Cosa fare?

Il Covid ha contribuito a rilevare le “criticità” di alcuni nostri modelli funzionali ed organizzativi con la relativa conseguenza di intervenire su questi modelli. I modelli riguardano la protezione civile e i servizi sanitari.

Il modello della protezione civile entrato in crisi richiede la ridefinizione stessa del modello: verso un un modello integrato e federato di protezione civile. Al centro del modello la conoscenza del territorio e del paesaggio, delle politiche di intervento, la diffusione di una cultura della protezione civile anche in attuazione del Codice di protezione civile. Il modello dovrebbe essere basato sui dati (la qualità dei dati) e sulla interrelazione delle politiche pubbliche relativi alla protezione civile a tutti i livelli istituzionali. Il modello è tutto da costruire.

Il modello di salute e dei servizi sanitari è entrato profondamente in crisi ed oggi ancora non si intravede un cambiamento di modello. Al centro di questo modello ci sono il territorio, i dati e l’organizzazione dei servizi. La sanità a dimensione di uomo e di territorio; i dati completi, validi, aggiornati, accessibili, digitali per programmare, dirigere, curare, monitorare, controllare, comunicare ed informare.

Rispetto al cambio di modello sarà necessario ridefinire bene tutte le risorse necessarie per il cambiamento (risorse organizzative, umane, finanziarie, strumentali, ecc.).

Il cambio di modello richiede una forte dose di informazione, consultazione e partecipazione, formazione di tutti e a tutti i livelli.

Le risorse oggi ci sono ma saranno utilizzate per il cambiamento o per segmenti di pseudo cambiamenti? I decisori pubblici hanno una grande responsabilità ma anche una grande opportunità di determinare un passaggio verso un nuovo paradigma socio-economico.

Non abbiamo oggi fatto riferimento alle criticità, in periodo di Covid, relative alla mobilità sociale, alla organizzazione delle burocrazie pubbliche, al telelavoro nei settori pubblico e privato, alla formazione in rete in tutte le sue espressioni, ecc. Di questo tratteremo prossimamente.

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