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Un Paese due scuole. Indagine SVIMEZ

Comunicato Svimez del 10.02.2023

“Nel nostro Paese ci sono due bambini, nati lo stesso anno. Una si chiama Carla e vive a Firenze, l’altro Fabio e vive a Napoli. Hanno entrambi dieci anni e frequentano la quinta elementare in una scuola della loro città”. Ma mentre la bambina toscana, secondo i dati SVIMEZ, ha avuto garantita dallo stato 1226 ore di formazione; il bambino cresciuto a Napoli non ha avuto a disposizione la stessa offerta educativa, perché nel Mezzogiorno mancano infrastrutture e tempo pieno. Secondo la SVIMEZ, infatti, un bambino di Napoli, o che vive nel Mezzogiorno, frequenta la scuola primaria per una media annua di 200 ore in meno rispetto al suo coetaneo che cresce nel centro-nord che coincide di fatto con un anno di scuola persa per il bambino del sud.

È questa una prima fotografia emersa oggi, in una video illustrazione presentata a Napoli, in occasione dell’incontro “Un paese due scuole”, promosso da SVIMEZ e L’Altra Napoli onlus, presso La casa di Vetro di Forcella, in cui ci si è confrontati sui divari di cittadinanza, tra istituzioni, esperti della scuola, della cultura e del terzo settore.

Nel video, infatti, a cura di SVIMEZ e con il contributo del giornalista e scrittore Antonio Fraschilla, si prendono ad esempio la storia di due bambini, uno del nord e l’altro del Mezzogiorno, con l’obiettivo di illustrare con chiarezza i divari scolastici presenti in Italia. Un solo Paese, due scuole diverse per quanto riguarda l’offerta educativa.

  1. I divari nelle infrastrutture scolastiche e nell’offerta di tempo pieno

Come evidenzia l’ultimo Rapporto SVIMEZ, infatti, i servizi socio-educativi per l’infanzia sono caratterizzati dall’estrema frammentarietà dell’offerta e da profondi divari territoriali nella dotazione di strutture e nella spesa pubblica corrente delle Amministrazioni locali.

Secondo i dati SVIMEZ, nel Mezzogiorno, circa 650 mila alunni delle scuole primarie statali (79% del totale) non beneficiano di alcun servizio mensa. In Campania se ne contano 200 mila (87%), in Sicilia 184 mila (88%), in Puglia 100 mila (65%), in Calabria 60 mila (80%). Nel Centro-Nord, gli studenti senza mensa sono 700 mila, il 46% del totale.

Tab. 1. Alunni della scuola primaria senza servizio mensa (valori assoluti e %). A.s. 2020-2021

Alunni senza mensaTotale alunni% alunni
Abruzzo32.25451.10763,11
Basilicata16.16420.60478,45
Calabria62.37477.51080,47
Campania201.520232.05286,84
Emilia Romagna76.425179.67142,54
Friuli Venezia Giulia23.78345.21252,60
Lazio147.888226.70965,23
Liguria17.80351.24934,74
Lombardia230.140406.90356,56
Marche35.35561.48857,50
Molise9.14210.70385,42
Piemonte29.996165.20918,16
Puglia107.860165.87665,02
Sardegna37.31258.08064,24
Sicilia184.226209.77387,82
Toscana22.080141.56515,60
Umbria18.89135.22853,62
Veneto101.472199.25750,93
Centro-Nord703.8331.512.49146,53
Mezzogiorno650.852825.70578,82
Italia1.354.6852.338.19657,94

Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati Ministero dell’Istruzione. 2022

Per effetto delle carenze infrastrutturali, solo il 18% degli alunni del Mezzogiorno accede al tempo pieno a scuola, rispetto al 48% del Centro-Nord. La Basilicata (48%) è l’unica regione del Sud con valori prossimi a quelli del Nord. Bassi i valori di Umbria (28%) e Marche (30%), molto bassi quelli di Molise (8%) e Sicilia (10%). Gli allievi della scuola primaria nel Mezzogiorno frequentano mediamente 4 ore di scuola in meno a settimana rispetto a quelli del Centro-Nord. La differenza tra le ultime due regioni (Molise e Sicilia) e le prime due (Lazio e Toscana) è, su base annua, di circa 200 ore.

Circa 550 mila allievi delle scuole primarie del Mezzogiorno (66% del totale) non frequentano inoltre scuole dotate di una palestra. Solo la Puglia presenta una buona dotazione di palestre, mentre registrano un netto ritardo la Campania (170 mila allievi privi del servizio, 73% del totale), la Sicilia (170 mila, 81%), la Calabria (65 mila, 83%).

Nel Centro-Nord, gli allievi della primaria senza palestra, invece, raggiungono il 54%. Analogamente, il 57% degli alunni meridionali della scuola secondaria di secondo grado non ha accesso a una palestra; la stessa percentuale che si registra nella scuola secondaria di primo grado.

Tab. 2. Alunni con tempo pieno, primaria (valori assoluti e %). A.s. 2020-2021

Alunni tempo pienoTotale alunni% alunni
Abruzzo10.81452.94420,43
Basilicata10.01020.89347,91
Calabria19.71780.76324,41
Campania50.887269.29018,90
Emilia Romagna96.381192.10050,17
Friuli Venezia Giulia19.99147.70941,90
Lazio136.920252.24454,28
Liguria26.64956.14047,47
Lombardia230.328445.94551,65
Marche19.20863.04530,47
Molise87910.8628,09
Piemonte91.828176.68251,97
Puglia28.383170.93916,60
Sardegna21.90560.13236,43
Sicilia21.962219.03010,03
Toscana79.105150.80652,45
Umbria10.05235.94927,96
Veneto81.635211.67938,57
Centro-Nord792.0971.632.29948,53
Mezzogiorno164.557884.85318,60
Italia956.6542.517.15238,01

Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati Ministero dell’Istruzione. 2022

Questi divari nelle infrastrutture scolastiche frenano anche la diffusione della pratica fisica e sportiva, con conseguenze negative per la salute, la spesa pubblica e lo stile di vita della popolazione, con particolare riferimento ai minori. Nel meridione quasi un minore su tre nella fascia tra i 6 e i 17 anni, infatti, è in sovrappeso, rispetto ad un ragazzo su cinque nel Centro Nord. Nel Centro Nord il 42% della popolazione adulta pratica sport regolarmente e il 26,8% saltuariamente. Nel Mezzogiorno invece le percentuali si invertono: la maggioranza pratica sport saltuariamente (33,2%) mentre la minoranza lo pratica abitualmente (27,2%). Il divario si riflette sulla percentuale di sedentari, con particolare riferimento per i minori: 15% nel Centro Nord e 22% nel Centro Sud. Ma ancor più allarmante è il dato sulle aspettative di vita: Nel Mezzogiorno sono inferiori di tre anni rispetto a quelle degli adulti centro-settentrionali.

2. L’indebolimento delle politiche per la scuola e la cristallizzazione del divario Nord/Sud

La SVIMEZ ha analizzato la dinamica dell’intensità dell’intervento pubblico nell’istruzione – dalla scuola all’università – sulla base dei dati di spesa pubblica di fonte Conti Pubblici Territoriali. Dallo studio risulta un progressivo disinvestimento dalla filiera dell’istruzione che ha interessato soprattutto le regioni del Sud (Tabelle 3-5). Tra il 2008 e il 2020, la spesa complessiva in termini reali si è ridotta del 19,5% al Sud, oltre 8 punti percentuali in più del Centro-Nord. Ancora più marcato il differenziale a svantaggio del Sud nel calo della spesa per investimenti, calati di quasi un terzo contro “solo” il 23% nel resto del Paese.

Per l’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati risulta un differenziale di spesa pubblica pro capite nell’intero comparto Istruzione, comprensivo dell’istruzione terziaria, favorevole al Mezzogiorno di circa 90 euro, ma il dato non fornisce una fotografia reale dell’effettivo impegno pubblico per l’istruzione. Più significativo è il rapporto tra spesa e studenti, dal quale risulta uno scarto sfavorevole al Sud, dove la spesa per studente è di circa 100 euro annui inferiore rispetto al resto del Paese (5.080 euro per studente contro 5.185). Lo scarto aumenta se si considera il solo comparto della scuola, con una spesa per studente di 6.025 euro al Sud contro un valore di 6.395 nel Centro-Nord. Lo scarto è ancora più significativo se si guarda alla sola spesa per investimenti: 34,6 contro 51 euro per studente.

Tab. 3. Spesa complessiva PA (Scuola e Università)

RegioniMilioni di euro a prezzi costanti 2015Var. % 2008-2020
2008201820192020Var. ass. 2008-2020
Piemonte3.6333.2653.2763.205-429-11,8
Valle d’Aosta1411381531612114,7
Lombardia7.7237.2127.1417.011-712-9,2
Veneto3.8693.3853.4533.349-520-13,5
Friuli Venezia Giulia1.1279771.017962-165-14,7
Liguria1.2851.0481.0421.024-261-20,3
Emilia Romagna3.6253.4773.4513.413-212-5,9
Toscana3.3762.9612.9872.986-390-11,6
Umbria857734750755-102-11,8
Marche1.3781.2741.2471.233-145-10,5
Lazio5.2014.6244.3224.551-650-12,5
Abruzzo1.2721.1231.1321.103-168-13,2
Molise303265269255-47-15,6
Campania5.8684.8954.9194.842-1026-17,5
Puglia3.7223.1143.0742.972-751-20,2
Basilicata596517507508-88-14,8
Calabria2.2081.6441.6661.642-566-25,6
Sicilia5.1824.1003.9984.046-1137-21,9
Sardegna1.6701.4111.4281.358-311-18,6
Provincia Autonoma di Trento832815732698-134-16,1
Provincia Autonoma di Bolzano872848864810-62-7,1
Mezzogiorno20.90017.14617.05516.815-4.086-19,5
Centro-Nord33.80930.64030.35530.037-3.772-11,2
Italia54.77947.87947.48346.961-7.818-14,3

Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati CPT

Tab. 4 Spesa in conto capitale PA (Scuola e Università)

RegioniMilioni di euro a prezzi costanti 2015Var. % 2008-2020
2008201820192020Var. ass. 2008-2020
Mezzogiorno896510525627-269-30,0
Centro-Nord2.3101.4831.4731.795-515-22,3
Italia3.2111.9972.0022.429-782-24,4

Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati CPT

Tab. 5 Spesa complessiva PA (Scuola e Università) nel 2020 in euro pro capite e per studente

Spesa pro capite (Scuola e Università)Spesa per studente (Scuola e Università)Spesa in conto capitale per studente (Scuola e Università)Spesa per studente (Scuola)*
Mezzogiorno893                                  5.08035                                6.025
Centro-Nord802                                  5.18551                                6.395
Italia831                                  5.15945                                6.240

* anno 2018

Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati CPT

L’indebolimento dell’azione pubblica nella filiera dell’istruzione incrocia un trend demografico avverso, un fenomeno che causa la riduzione degli studenti. I due fattori rischiano di autoalimentarsi in un circolo vizioso nazionale, ma particolarmente intenso al Sud. La debolezza dell’offerta scolastica e, più in generale, la limitata qualità dei servizi pubblici alimenta il processo di denatalità e i flussi di migrazione giovanile che, a loro volta, comprimono il numero di alunni, con il conseguente adeguamento al ribasso dell’“offerta” di istruzione. Tra il 2015 e il 2020 il numero di studenti del Mezzogiorno (dalla materna alle superiori) si è ridotto di quasi 250.000 unità (-75.000 nel Centro-Nord).

Secondo il Direttore della SVIMEZ Luca Bianchi, “per contrastare queste dinamiche occorre invertire il trend di spesa e rafforzare le finalità di coesione delle politiche pubbliche nazionali in tema di istruzione. Il PNRR è l’occasione per colmare i divari infrastrutturali, tuttavia l’allocazione delle risorse deve essere resa più coerente con l’analisi dei fabbisogni di investimento, superando i vincoli di capacità ammnistrativa. La priorità oggi è rafforzare il sistema di istruzione soprattutto nelle aree più marginali, sia del Sud che del Nord. Garantendo asili nido, tempo pieno, palestre, rafforzando l’offerta formativa dove più alto è il rischio di abbandono. Il quadro che emerge dai dati, e che rischia di rafforzarsi ancor più se passano le proposte di ’autonomia, è quello di adattare l’intensità dell’azione pubblica alla ricchezza dei territori, con maggiori investimenti e stipendi nelle aree che se li possono permettere, pregiudicando proprio la funzione principale della scuola che è quella di “fare uguaglianza””

Per il vicepresidente della Onlus L’Altra Napoli Antonio Lucidi, intervenuto nel corso della tavola rotonda a Forcella: “Si parla di ‘due scuole’ perché il sistema scolastico nel Sud, rispetto al resto d’Italia, è carente sotto il profilo delle strutture, della capacità di attrarre i giovani, perché ha maglie larghe e troppo spesso non riesce a contrastarne l’abbandono degli studi, ed ancora perché la scuola non riesce a trovare sbocchi, una volta terminati i percorsi, nel mercato del lavoro.”

“C’è la necessità –  dichiara Clementina Cordero di Montezemolo, presidente dell’associazione Yolk –  di creare e ricreare un patto condiviso tra la scuola e le famiglie, motivo per cui la scuola dovrebbe assumere un ruolo fondamentale nell’educazione alla vita. L’idea di tenere aperte le scuole nel pomeriggio con una collaborazione pubblico – privato, non solo ha una valenza sociale perché rappresenta un alleggerimento per le famiglie ma anche individuale, di crescita per il singolo, di sviluppo del sé, soprattutto nelle ragazze e ragazzi delle scuole medie”.

“Da 15 anni stiamo dicendo che il sud è ghettizzato nella politica di coesione europea che non è sufficiente senza una politica nazionale che riporti il sistema ad essere vitale nell’ambito dell’Unione Europea”. Dichiara il Presidente della SVIMEZ, Adriano Giannola che prosegue: “La Ue ci dà 209 miliardi non per filantropia ma perché ha paura del crollo italiano. Il problema oggi del PNRR è quello di avere un’idea di paese, come chiede l’Europa, che miri a ridurre le disuguaglianze, ma qual è? Il problema dell’Autonomia differenziata è che lo Stato rinuncia a quote importanti di sovranità – spiega – rendendo sovrane le regioni, ed è curioso che lo faccia un governo che vuole il presidenzialismo”.

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