Dal Rapporto:

“Una spinta dall’oligarchia tecnocratica

 I dirigenti nella Pubblica Amministrazione, dopo il minimo toccato nel 2017, sono pari oggi a 193.000 persone, il 3,5% in più rispetto al 2011 (mentre nello stesso periodo il resto del personale della Pa è diminuito dell’1,5%). In media, nel 2011 per ogni dirigente si contavano poco meno di 17 dipendenti pubblici, nel 2020 sono scesi a poco meno di 16 (tab. 31). Guardando il profilo dei dirigenti si nota però un progressivo invecchiamento. Aumentano sia gli over 55enni, che passano dal 41,0% del totale nel 2011 al 44,2% del 2020, sia la fascia intermedia dei 35-44enni (dal 17,1% al 21,7%). Sono in leggero aumento proprio negli ultimissimi anni i giovani dirigenti con meno di 35 anni, che passano dal 2,5% del 2011 al 3,8% del 2020, rimanendo però delle mosche bianche all’interno della Pa (tab. 32). Se il dato sull’età dei dirigenti riflette grossomodo quello di una Pa in generale invecchiata, analizzando il titolo di studio è possibile registrare, da un lato, un passo indietro, con la diminuzione dei laureati, che scendono dal 52,4% al 47,9% del totale; dall’altro, un ulteriore passo verso la figura di un dirigente dalle alte competenze spesso acquisite durante percorsi di specializzazione post-laurea o dottorati di ricerca (pesano per il 46,7% del totale). L’analisi delle caratteristiche del dirigente pubblico restituiscono una situazione piena di luci e ombre, che si riflette anche sui giudizi che i cittadini esprimono sulla Pa in generale. Il monitoraggio biennale del Censis su questi temi registra un progressivo miglioramento delle opinioni. Nonostante sia ancora residuale la quota di chi ritiene che la Pa funzioni molto bene (il 3,4%), è aumentata la quota di quanti si dichiarano soddisfatti almeno in parte, arrivando a toccare il 40,2%. Contemporaneamente, si riduce la parte di popolazione completamente o parzialmente insoddisfatta. Nonostante questo miglioramento, è comunque tanta la strada ancora da fare, soprattutto considerando che oltre la metà degli italiani (il 51,5%) si dichiara ancora insoddisfatta (fig. 14). I principali motivi che causano il cattivo funzionamento della Pa, secondo i cittadini insoddisfatti, sono l’eccesso di burocrazia (31,4%), la scarsa motivazione del personale (29,2%), la cattiva organizzazione (17,5%) e l’interferenza della politica nelle nomine dei dirigenti (12,9%). Inoltre, il 6,3% degli insoddisfatti indica come motivo principale del cattivo funzionamento della Pa il ricorso ancora limitato alle nuove tecnologie digitali (fig. 15).” (pag. 26)

[………] Una veloce immissione di giovani preparati all’interno della Pa permetterebbe di assicurare l’ingresso di personale in possesso non solo delle competenze di base necessarie allo svolgimento della mansione, ma anche in possesso di competenze trasversali, quelle soft skills ormai imprescindibili negli ambienti lavorativi moderni, oltre a quelle digitali”. (pag. 24)

https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Sintesi%20Fenomenologico%202022.pdf

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